Pianificazione di bacino idrografico

Pianificazione di bacino idrografico

 

In Italia la legge 18 maggio 1989, n.183, “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo” si pone a conclusione di una complessa elaborazione culturale e politica intrapresa con la costituzione nel novembre 1967 della commissione interministeriale  (Ministero dei Lavori Pubblici e Ministero  dell'Agricoltura e delle Foreste) presieduta dal prof. Giulio  De Marchi  a seguito della disastrosa alluvione del novembre 1966 che colpì  Firenze e vasti territori dell'Italia centro-settentrionale (Veneto, Friuli Venezia Giulia e Toscana). La c.d. “Commissione De Marchi”, con un approccio innovativo, ha indagato i problemi della sistemazione idraulica e della difesa del suolo anche in relazione ai problemi agricoli e forestali. Il  bacino idrografico è considerato come l’unità fisica di riferimento inscindibile, in una visione integrata, dalla pianificazione e dalla gestione delle risorse idriche e all’inquadramento degli interventi per la difesa idraulica e per la sistemazione del suolo e il piano di bacino idrografico costituisce il principale strumento dell'azione di pianificazione e programmmazione delle Autorità di bacino nazionali, regionali e interregionali
La molteplicità e la complessità delle materie da trattare sono evidenti, così come la portata innovativa del piano introdotto a seguito degli eventi calamitosi, e il legislatore, nella Legge 183/89, ha comunque contemplato la messa a punto anche di altri strumenti più agili, adattabili alle specifiche esigenze dei diversi ambiti territoriali e efficaci per la risoluzione dei problemi urgenti e prioritari o in assenza di precedenti regolamentazioni. Detti strumenti sono i piani stralcio, cioè atti settoriali o riferiti a parti dell'intero bacino e gli schemi previsionali e programmatici e le misure di salvaguardia, che sono atti preliminari a validità limitata nel tempo.

Data di ultima modifica: 08/06/2022
Data di pubblicazione: 07/06/2022