rischio geomorfologico

 

    

 

Il tema della Linea di intervento 2 è quello della gestione dei versanti, con una particolare attenzione alle implicazioni legate ai fenomeni franosi. Questi, nel contesto dell’evoluzione geomorfologica del territorio, rappresentano i fenomeni di maggiore intensità e quindi di pericolosità e rischio.

La gestione dell'assetto dei versanti vede quale principale strumento attuativo i Piani di Assetto Idrogeologico (PAI), redatti dalle soppresse Autorità di bacino. Questi sono fondati sulle indicazioni del DPCM 29 settembre 1998 "Atto di indirizzo e coordinamento...", il quale fu espressamente concepito per rispondere a una esigenza emergenziale.

Nei fatti quella impostazione è arrivata fino ad oggi, determinando una applicazione poco efficiente dei piani stessi che, ovviamente, diventa ancora più problematica in caso di situazioni di crisi come quelle derivanti dagli eventi sismici.

ABDAC ha ereditato dalle Autorità preesistenti dei PAI completamente diversi per normativa e catalogazione dei fenomeni.Le significative differenze che hanno accompagnato lo sviluppo dei PAI nelle varie Autorità di bacino complicano ulteriormente il contesto operativo.

Nell’area del progetto ReStart i PAI sono 4: bacino del fiume Tevere, bacino del fiume Tronto, bacini regionali dell’Abruzzo e bacini regionali delle Marche.

 

Nell’area del progetto ReStart i PAI sono 4: bacino del fiume Tevere, bacino del fiume Tronto, bacini regionali dell’Abruzzo e bacini regionali delle Marche.

cartina pai

 

Il punto di partenza di tutti i PAI fu la ricognizione dei fenomeni sull'area vasta, operata, in linea generale tra il 1999 e il 2002, ‘in emergenza’ con metodologie speditive. A queste ricognizioni sono state poi attribuiti livelli di pericolosità ai fenomeni, con considerazioni e approfondimenti più o meno sofisticati. Sulle aree pericolose sono state dettate dai PAI prescrizioni dirette o di carattere generale che, se non lette nel quadro complessivo del percorso gestionale, possono condurre a conclusioni sbagliate.
Nelle aree di maggiore interferenza dei fenomeni franosi con le attività umane si è passati quindi alla valutazione del Rischio, al fine di programmare gli interventi di mitigazione. In queste aree il grado di approfondimento è di maggiore dettaglio. Purtroppo il raccordo tra le previsioni di piano, l'attuazione del piano e il monitoraggio degli interventi non si è sviluppato in modo organico.

Nel frattempo il Servizio Geologico d'Italia, oggi parte dell’ISPRA, ha creato il Progetto IFFI (Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia), il quale, pur partito prima (1997) per i medesimi obiettivi, ha prodotto i primi risultati nel 2007, dopo la prima adozione dei PAI.

L’affiancamento di IFFI ai PAI ha avuto l’effetto di creare nel territorio due banche dati dei fenomeni franosi spesso non coincidenti dal punto di vista cartografico. Una differenza fondamentale fra l due banche dati è che il progetto IFFI contiene solo le frane in senso stretto, mentre gli inventari dei fenomeni franosi dei PAI contengono anche altri elementi di possibile evoluzione geomorfologica dei versanti.

iffi

 

I PAI e l’IFFI sono le banche dati di riferimento primario per le attività sul territorio, siano esse di pianificazione, quali la microzonazione sismica o la pianificazione urbanistica, oppure di realizzazione di opere. Durante queste attività i dati sulla franosità dovrebbero essere verificati e aggiornati al fine di allineare la pianificazione di bacino allo stato di fatto rilevato sul territorio.

Anche in questo caso le informazioni raccolte non sempre hanno un percorso organico che determini l’agevole convergenza delle cartografie del PAI.Infine è opportuno considerare anche altre fonti che nel tempo sono state predisposte (studi, progetti di ricerca, etc.) e utilizzare le moderne tecnologie di telerilevamento satellitare per delineare un quadro conoscitivo di partenza il più completo possibile.

In questo quadro il primo obiettivo fondamentale è stato la razionalizzazione e l’organizzazione delle fonti e delle informazioni a vario titolo disponibili, sia a livello di area vasta sia a livello di "situazione di rischio", intesa questa come le unità territoriali di estensione limitata che necessitano di misure di gestione specifiche.

Questa omogeneizzazione fornirà inoltre la base per lo sviluppo delle necessarie procedure per l'attuazione della pianificazione di bacino, definendo i corretti flussi informativi tra gli enti coinvolti e supportati anche da servizi informatici sviluppati allo scopo.

La linea di intervento 2 è stata pertanto organizzata in due attività: A3 e A4.

Attività A3 - Rilievi e monitoraggio per la definizione del quadro di riferimento della pericolosità di versante modificato dal sisma e programma delle misure non strutturali

Questa attività è iniziata costruendo un quadro di riferimento omogeneo della franosità sull’area vasta per ottenere una cartografia omogenea che ispirerà il nuovo PAI distrettuale.

Una seconda fase è consistita nella analisi del territorio con i dati satellitari di interferometria RADAR.

All’inizio sono stati studiati i dati disponibili, elaborati per conto dell’allora Ministero dell’Ambiente sulle immagini InSAR scattate dai satelliti dell’Agenzia Spaziale Europea ERS1, ERS2 ed ENVISAT riferiti agli anni tra 1992 e 2010 nel quadro del Piano Straordinario di Telerilevamento (PST).

Le indagini tramite interferometria satellitare pur non risultando esaustive, forniscono utili indicazioni sia nella fase di individuazione dei fenomeni sia in quella di gestione dei versanti: in particolare consentono di individuare speditivamente all’interno di un vasto territorio quali siano le aree effettivamente da controllare, dirigendovi così i sopralluoghi per capire il significato dei
movimenti rilevati.

Il lavoro sui dati del PST ha consentito di riconoscere una serie di aree in cui il telerilevamento ha evidenziato alcune alterazioni delle serie temporali dei punti ottenuti dall’elaborazione delle immagini tali da presumere movimenti legati alla presenza di dissesti gravitativi attivi. Alcune delle aree individuate appartengono a situazioni già note, mentre altre sono state oggetto di specifici sopralluoghi sul campo che sono risultati in proposte anche importanti di modifiche al PAI.

In seguito, i più recenti e dettagliati dati ricavati dalle immagini radar scattate dai satelliti della costellazione Sentinel-1 dell’ESA fra 2014 e 2021 hanno consentito uno studio particolareggiato del territorio a livello dei singoli comuni, individuando in ciascuno di essi alcuni settori che sono risultati positivi alla presenza sistemica di alterazioni recenti delle serie temporali tali da suggerire la presenza di dissesti gravitativi attivi. Tali settori necessitano quindi di una investigazione appropriata, specialmente se interessano aree di interesse antropico, e quando non ricadono all’interno di perimetrazioni PAI oppure la classificazione dei perimetri non risulta in linea con quanto osservato.

sentinel

 

Attività A4 - Modelli interpretativi per la definizione del quadro di riferimento della pericolosità da versante modificato dal sisma e programma delle misure strutturali

Questa attività è stata focalizzerà sulle aree di rischio e sulla loro gestione. Per superare le limitazioni dei metodi di rilevamento indiretti utilizzati per la compilazione degli inventari dei fenomeni franosi, sono stati applicati nell’area vasta modelli di suscettività da frana attraverso i quali è stato possibile descrivere la distribuzione spaziale della pericolosità. In questo modo sono state individuare con maggiore precisione le aree di possibile rischio sulle quali operare gli approfondimenti del caso.

 

Consulta il 1° Rapporto sulle attività svolte:

Rapporto attività Linea A2 - Rischio gravitativo: mappatura post sisma e programma delle misure

 

Data di ultima modifica: 27/02/2023
Data di pubblicazione: 20/04/2020